UN BUCO CON DUE CANZONI INTORNO |
Capitolo 10 - Durata di un disco: consigli pratici per il 45maniaco. |
Non pensate male: non parleremo della durata di un brano in senso cronometrico. I due, tre, quattro minuti di una canzone ci regalano spesso ventate meravigliose di ricordi e sensazioni, e alcune composizioni arrivano perfino, se ci concentriamo, a evocare profumi e sapori provati al primo ascolto. Proprio per questo un disco, a parer mio, deve durare (vivere) più a lungo possibile. Per non farci perdere mai il contatto con quanto abbiamo costruito sul nostro cammino. Mi permetto quindi, con l'esperienza di 15 anni di ricerca e raccolta e con il supporto dell'ottimo manuale Il disco – Guida pratica per gli appassionati di Gilles Cantagrel, ingegnere francese e guru del collezionismo mondiale, di dare qualche piccolo suggerimento per conservare al meglio il nostro patrimonio vinilico. Partiamo da un assunto: un disco poco ascoltato può essere trasmesso alle generazioni future; uno molto ascoltato difficilmente viene considerato degno di eredità. Cosa vuol dire questo? Che non dobbiamo più mettere il pick-up sui nostri microsolchi? Assolutamente no. E' impensabile rinunciare alla magia della puntina sul disco che gira. Ma visto che la tecnologia ci viene in aiuto, digitalizzare il suono in un unico passaggio della puntina con un convertitore in MP3 o, meglio ancora, un registratore di CD, ci consente due vantaggi: congelare sia il suono caldo e prezioso del nostro 45 giri che la sua età per decenni e decenni. Quindi: avanti tutta con la digitalizzazione! Le varie fasi della ricerca dei dischi sono altrettanto preziose per la loro conservazione. Quando in un negozio o in un mercatino dell'usato scorriamo concitatamente con le dita centinaia di dischi alla ricerca del nostro feticcio o di una buona occasione commerciale, ricordiamoci che esistono tanti altri 45maniaci che, come noi, ambirebbero trovare vinili in ottime condizioni. Quindi sarebbe opportuno – e qui mi darete del nevrotico – regolare la nostra foga e trattare i dischi con garbo, senza piegare gli angoli e avendo l'accortezza di pulire le dita se sudate o sporche. Avremo più rispetto per gli altri se metteremo da parte l'egoismo e l'egocentrismo che regnano nel collezionista che c'è in noi. Capita, poi, sempre più spesso di trovare una bella etichetta del mercatino dell'usato appiccicata sulla copertina di un disco rarissimo. In questo caso sarebbe opportuno osservare alcune regole: - REGOLA GENERALE: FRENARE L'ISTINTO DI TOGLIERLA A CRUDO CON LE UNGHIE!!! Non funziona nel 99,99 per cento dei casi e può fare un danno irreparabile; - sia che si tratti di una copertina dalla carta POROSA (foto 1: copertina Ricordi anni '60) che di una copertina LUCIDA (foto 2: copertina CBS anni '80) la cosa migliore da farsi è sollevare un piccolo lembo facendo pressione con un unghia ma SERVIRSI DI UN PHON MOLTO CALDO per staccarla, proteggendo con un guanto di pelle la mano che dovrà tenere sollevata l'etichetta. Attenzione: è opportuno lavorare a più riprese per evitare di bruciarsi le dita e le unghie! - in caso di tracce evidenti di colla dell'adesivo è possibile usare una gomma per toglierle, dopo aver scaldato bene la parte con il phon che va sempre usato piuttosto verticale rispetto al piano su cui lavorate, per evitare che un uso maldestro orizzontale del getto d'aria crei strappi su una carta debole e provata dal tempo. In ogni caso la gomma va usata sempre con molta parsimonia, seguendo il lato lungo della traccia di colla e mai quello corto. LA GOMMA NON DEVE MAI ESSERE ABRASIVA ma morbida. Evitate però le gomme troppo morbide come la gomma-pane, che serve solo a cancellare parzialmente tracce di matita su parti colorate. Le tracce di colla possono comunque essere mitigate e poi tolte spargendovi sopra un poco di farina bianca. L'effetto è miracoloso: una volta impastata la colla con la farina non dovrebbe essere difficile toglierla con le dita, scaldando ancora un poco la parte con il phon. - vi è poi la casistica degli scarabocchi, delle dediche, delle firme (autografe o meno) che POSSONO essere cancellate da copertine di dischi pregiati solo se siete molto abili con le gomme. Quindi vi consiglio di fare molta pratica prima su copertine comuni. Le matite, compresi i lapis colorati e anche i pastelli a cera hanno un nemico: la gomma morbida. Ma spesso non possono essere cancellate totalmente. Non accanitevi nel cercare il risultato perfetto: la gomma non riuscirà mai a inserirsi nei solchi profondi. Perseverare significa quasi sempre scolorire la copertina intorno a tracce che non verranno mai via. Accontentatevi di un discreto risultato e sarete felici anche così. - i segni di penna sono molto più difficili da eliminare. Bisogna essere veramente esperti nell'usare una gomma leggermente abrasiva e solo di punta. Se non avete sperimentato prima rischiate grosso. - non tentate in nessun modo di cancellare tracce di pennarello da copertine di carta porosa: servirebbe solo a peggiorare la situazione; il pennarello, invece, può essere tolto agilmente da copertine LAMINATE, cioè ricoperte di un sottile strato di plastica trasparente (foto 3: copertina di EP anni '50) con un pezzo di Scottex molto poroso imbevuto di alcool e... tanto olio di gomito. Credetemi, con questo sistema si possono compiere veri e propri miracoli. Molto spesso capita di acquistare dischi rari con copertine che necessitano di piccole riparazioni. VI PREGO: NON USATE MAI PEZZI DI SCOTCH come spesso si faceva in passato per incollare bordi strappati. Basta semplicemente un collastick qualunque, che va usato molto delicatamente SUI BORDI E SOLO SUI BORDI. Una volta passata la colla basterà mettere "in pressa" la copertina sotto un buon libro pesante che eserciti la sua pressione su tutta la superficie da riunire. Potete invece togliere lo scotch da una copertina con il phon, usando la tecnica descritta per le etichette. Ricordatevi però sempre, nel caso lo scotch sia collocato sul bordo da un lato e dall'altro della copertina, di procedere per fronte e poi per retro e di non tirarlo tutto insieme, poiché con il phon scalderete solo un lato per volta! I dischi possono essere LAVATI, se non con i metodi in commercio - vi è persino una macchina inglese che provvede a pulirli con setole morbidissime senza toccare l'etichetta - più pragmaticamente. Come? Si prende il disco e gli si dà una prima passata su entrambi i lati con POCHE gocce di acqua distillata; poi si insaponano le mani con un sapone neutro (che non lasci residui oleosi o d'altro genere) e tenendo il disco verticale fra pollice e indice di entrambe le mani bisogna farlo ruotare in senso orario, facendo pressione con le dita sul bordo, poi verso il centro, seguendo il solco. Si farà prima un lato e poi l'altro, sempre in senso orario. Poi va risciacquato sempre con acqua distillata. L'etichetta, naturalmente, si bagnerà fino a inzupparsi. Nessun problema: basterà asciugarla su entrambi i lati con il phon, tenendolo a distanza e facendo oscillare il getto d'aria abbastanza velocemente in modo che non sia mai fisso su un punto. Il pericolo di quest'ultima fase è che il phon pieghi il disco irreversibilmente, quindi sarà opportuno fare molta pratica su 45 giri in pessime condizioni prima di affrontare veri campioni da collezione. Personalmente ho visto cambiare le condizioni di un disco da Very Good a Mint con questa tecniche, che consiglio caldamente a tutti. Tengo a precisare, però, che I DISCHI NON SONO TUTTI UGUALI. Forse è più giusto dire il contrario: anche due copie dello stesso titolo, stampate nella medesima sessione, possono essere incise su paste completamente diverse, più sottili e morbide o più spesse e dure. Questo si può riscontrare spesso con dischi Ricordi, Cetra, Fonit e CBS; ma anche con Capitol (La Voce del Padrone) e Music (Saar). Quindi ogni disco fa caso a sé e l'esposizione al phon per l'asciugatura va valutata di volta in volta. - NON CERCATE DI TOGLIERE CON LE UNGHIE POSSIBILI IMPERFEZIONI DEL DISCO!!! Ho visto sovente qualcuno tentare di "limare" con l'unghia graffi che rendevano impossibile l'ascolto: purtroppo il tempo e l'incuranza hanno giocato un brutto scherzo a quel vinile ma ciò non toglie che creare altri graffi irrecuperabili con i vostri "rostri" peggiorerebbe solo la situazione. Voi vi fareste mai togliere un porro con le unghie???!! Il crepitio di un disco è l'unico, vero, autentico SUONO DEL TEMPO CHE SCORRE. Ci avevate mai pensato? Come tenere i dischi? Innanzitutto i vinili devono essere tenuti sempre VERTICALMENTE e mai impilati. Questo per evitare che la parte centrale, che spesso come nel caso dei Parlophone ha una zigrinatura, possa stampare un fastidioso ring (un segno rotondo) sulla copertina; ma anche che il peso di una pila troppo consistente possa incidere sui solchi dei dischi sistemati sotto. Esistono cover di plastica trasparente di spessore vario per proteggere i 45 giri. Ma da quando sono diventate un business, i prezzi si sono alzati a dismisura e non sono davvero più convenienti; in special modo se avete una raccolta consistente e in continua crescita. Personalmente consiglio i sacchetti alimentari: ho trovato una fabbrica che li confeziona a misura esatta dei 45 giri di medie dimensioni (18x18 mm) ma con un bordo che si può chiudere agilmente con due pezzi di scotch. Il sistema è diventato il mio standard e l'ho applicato più o meno a tutti i miei dischi. La carta respira bene attraverso questo tipo di plastica; inoltre la chiusura non permette a polvere e umidità di penetrare e fare danni. I dischi dovrebbero essere sempre messi in buste di cartoncino separate dalla copertina. Questo per evitare ulteriori segni sulla copertina che potrebbero peggiorare quelli già "regalati" dal tempo. Come catalogare i vostri vinili? Un buon data base sarà sufficiente, ma state attenti ai campi: se siete esigenti e avete bisogno di cercare nella vostra collezione con più modalità dovrete stare attenti a progettare bene la schermata in modo da prevedere inizialmente tutti i campi di ricerca. Come archiviare? Sicuramente in ordine alfabetico per interprete. Se poi siete anche metodici e costanti potete, all'interno di questa sistemazione, archiviare anche in ordine cronologico e di etichetta discografica, e all'interno di questa in ordine di numero di catalogo. In questo modo riuscirete a trovare quel che cercate in un batter d'occhio. Garantito. Qualche consiglio pratico specifico e finale. Gli Extended Play RCA (foto 4 e 5) hanno spesso segni di sporco o di biro sul retro. NON TENTATE DI CANCELLARLI: sul retro è riportata quasi sempre la discografia dell'interprete del disco ma è stampata con un inchiostro piuttosto debole, che nella maggioranza dei casi sparisce con una cancellatura insistente. Idem dicasi per la foto di copertina che SEMBRA laminata ma non lo è: si tratta di una carta inchiostrata su cui NON E' POSSIBILE USARE ALCOOL o altri correttori per eliminare scarabocchi senza eliminare anche il colore. I flexidisc andrebbero tenuti accostati a un'anima di cartone per evitare possibili pieghe. Conservate i dischi che non sono stati immessi sul mercato con copertina fotografica ciascuno in una propria busta di distribuzione generica corrispondente all'etichetta e all'epoca di stampa del disco. Questo li renderà immediatamente riconoscibili alla loro ricerca materiale nella collezione. Molto spesso avere qualche accortezza in più nel trattare i dischi può dare nel tempo soddisfazioni inimmaginabili. Spero mi perdonerete se qualche aspetto mi è sfuggito. Sarà mia cura aggiornare questa sezione di volta in volta con nuove, preziose informazioni. Nel prossimo capitolo riprenderemo la storia del nostro beniamino dal 1959-1960, con qualche chicca discografica davvero interessante. Ma ho in programma un intero capitolo dedicato ai centratori e a tutti gli accessori di corredo al mondo vinilico. 10 – continua |
Foto 1: Su questa copertina non comune di Luigi Tenco (1961) era posizionata un'etichetta di 10x4 cm. Se qualcuno mi indica il punto esatto gli regalo il disco! Foto 2: Sulle copertine lucide come questa (ancor di più su quelle di importazione dall'estero) è molto difficile poter cancellare segni fatti con qualunque mezzo. Anche provando a togliere il fastidioso ring che può crearsi nello sfregamento con altri dischi si possono fare danni irreversibili. Meglio ambire trovare una copia in condizioni migliori. Foto 3: Ci credereste che prima del trattamento con alcool e carta assorbente questa copertina era quasi interamente ricoperta di pennarello rosso? Foto 4: Gli EP RCA degli Anni Cinquanta erano un involucro di cartoncino su cui, per praticità produttiva, veniva incollata la foto della copertina. Nella sostanza, il materiale usato per la stampa assomiglia molto a quello usato per le copertine degli Anni Ottanta. Per questo è VIETATO tentare di cancellare i segni del tempo da questo genere di cover! Foto 5: Il retro degli EP RCA presenta lo stesso problema del lato frontale: la stampa era leggera e poco inchiostrata. Si può lavorare con la punta di una gomma e con mano molto, molto leggera per togliere lo sporco, ma sempre stando attorno al testo stampato o si rischia di cancellarlo per sempre. |